– Perché fai quella faccia? –
– Niente… –
– Dai, su col morale! È Natale! –
– Appunto. Il minimo sarebbe passarlo insieme a mà e pà, invece guardali… chissà dove sono adesso… –
Jeremy e Gaia facevano colazione sul tavolino della cucina, fiocchi d’avena e latte biologico. La luce era forte e veniva dalla finestra, perché nonostante fosse il 25 dicembre la giornata era spettacolare e l’inverno sembrava lontano molte settimane. Babbo Natale era stato generoso quest’anno; upgrade originali per il sistema operativo di Jeremy e un nuovo interfaccia per la sorellina. Il divertimento era assicurato per entrambi, eppure…
– Da quanto tempo sono dentro? –
– Da ieri sera. Quando sono rientrato dalla festa del liceo erano già lì. –
– A proposito, come è andata? C’era anche Linda? –
– No… ci siamo lasciati. –
– Cavolo fratellino, com’è possibile che non riesci a durare neanche un mese con le ragazze? –
Jeremy contemplava la montagna di schiuma sopra i piatti sporchi, quelli del giorno prima, e i riflessi multicolori su ogni singola bollicina. La schiuma l’aveva fatta lui prima di sedersi a mangiare, cospargendo le stoviglie di abbondante sapone e aprendo il getto a doccia del rubinetto.
La cucina aveva bisogna di una risistemata, ma ci avrebbe pensato la donna delle pulizie dopo le vacanze. Fino ad allora sua madre avrebbe continuato ad ammucchiare piatti nel lavandino, incurante del casino. Tanto valeva darsi da fare, pensava lui. Se sua sorella gli dava una mano sarebbe stata questione di una mezz’ora al massimo.
– Dai, puliamo questa roba.-
– E loro? –
– Li lasciamo attaccati. Lo sai che non vogliono essere disturbati. –
– E il pranzo di Natale? –
– Ti va il cinese? –
Papà e mamma erano immersi nel programma natalizio, con tanto di renne, elfetti e col vecchio Santa adagiato sulla slitta, più grasso che mai. L’esperienza era offerta dalla medesima bibita che aveva inventato l’omone rosso che porta i regali. La promessa nello slogan di presentazione aveva richiamato oltre 300 milioni di accessi nei giorni che precedevano la festa sacra: “In Christmasworld 2032 tornerai a credere a Babbo Natale!”
Più tardi un ragazzo di nome Lee suonò il campanello e porse a Jeremy un sacchetto di carta con dentro due porzioni di gamberi agrodolci e quattro involtini fritti.
– Ci sediamo in salotto? –
– No, ti prego. Non ne posso più di sentire il frinio del processore. Andiamo in terrazza, che si sta bene… –
Fratello e sorella consumarono il pranzo di Natale in silenzio, nell’arietta gentile di quello strano dicembre. Diciassette anni lui, dodici lei. Alcuni già la chiamavano la “Unplugged Generation”.
Foto di Minnibeach: http://www.flickr.com/photos/minliu/
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