LA FACCENDA DELLA STIRERIA

Davanti a questo foglio bianco voglio una volta per tutte chiarire la misteriosa faccenda della stireria, che col passare del tempo si è trasformata in una storia di cattivo gusto che al bar, ma ormai anche in tutto il quartiere, sta lentamente pregiudicando la mia reputazione. Ora, non c’è bisogno di tante introduzioni, il Gano lo conoscono tutti e solo chi c’ha da la coda di paglia può affermare che io non sia una persona di parola. Non ho peli sulla lingua, forse ce n’ho qualcuno nel culo, ma quelli servono per tenere alla larga i manganelli di carne. Ed è esattamente di questo che vi voglio parlare.
Non faccio segreto del fatto di esser stato più di una volta in compagnia di un travestito, sempre e solo in atteggiamento da signore come nei confronti di una signora, non so se mi spiego. A me interessa solo la crema della vita e non sto certo a rimuginare sull’etica o sulle morali, tanto meno quelle cristiane. Hai visto un po’ di cosa son capaci di fare certi uomini di dio; bombe, guerre, stragi, violenze. Io in quarantasette anni non ho mai alzato le mani su nessuno che non se lo meritava, e comunque anche in quel caso è successo molto di rado. Prima di arrivare alle mani cerco sempre di spiegarmi, per questo sono qui a chiarire la faccenda della stireria, anche perché mi sono rotto i coglioni e voglio che questa storia si cheti una volta per tutte.
Per quanto possa sollazzarmi il gozzo con ogni sorta di nettare degli dei (sambuca e stravecchio in primis) è difficile che mi scappi qualcosa. È vero che delle volte qualcuno mi ha trovato sulla panchina del giardino in condizioni non proprio virtuose, ma la lucidità non la perdo, state tranquilli. Ricordo sempre tutto per filo e per segno, così come quella sera di cui vi sto parlando, malgrado quello che dicano le malelingue. La ragazza (o ragazzo, chiamatela come volete) mi fece lo sconto perché tra tutti ero quello belloccio, e qui c’è testimone il Testa (si potrebbe fare anche la battuta, Testa il Testimone). La stireria appartiene al cugino della tipa, brasiliano pure lui. Lei (o lui) ha il doppione delle chiavi e quando c’ha più di un cliente per volta ne approfitta, butta un paio di cenci per terra e fa i suoi comodi. Quella sera eravamo in quattro, come di certo saprete ormai tutti; il Testa, Pelo, il Conte e quel bischero del Gano. Alla ragazza va benissimo, però ne vuole solo uno alla volta e senza interferenze, ma a una sbirciatina è difficile resistere. Il primo è il Pelo che dura tre cagate. Il tempo di farsi un giretto ed è già tutto finito, avanti il prossimo. Il Testa è quello più imbarazzato, ma la tipa ci sa fare e lo mette subito a suo agio. Anche per lui è questione di cinque minuti, non di più. Poi tocca al Conte, il Signor Pisello, come gli piace farsi chiamare. E vi giuro che se non la smette di rivangare con questa storia finisce male…
Insomma, si diceva del Conte, tutto impettito si avvicina al brasiliano, che a quell’ora tarda e con tutta la roba che si era bevuto non era davvero male, e incomincia il vecchio su e giù. Passano i minuti ma è sempre lì. Noi lo osserviamo dall’uscio senza farci vedere. Dopo un po’ si va fuori a fumarci una sigaretta, perché comunque lo spettacolo non è un granché.
Finita la cicca eccolo che appare. “Vai, è il tuo turno Gano! Sistemalo per feste!” Ma io rimango un signore anche coi travestiti, perché tutti c’hanno un anima, troppo spesso rinchiusa contro il suo volere dentro dei maledetti gusci di carne.
In parole spicce mi avvicino al tipo con dolcezza e inizio a fare quello per cui l’ho pagato, tutto regolare, il vecchio spingi-spingi. Ma proprio sul più bello, STAC! la maledetta schiena. Perché io da quando ero ragazzo c’ho un problema grosso alla giuntura tra quarta e la quinta vertebra lombare, che son cascato male quando giocavo in porta… Da quel giorno ogni volta che mi piego o faccio un sforzo in una posizione sbagliata, devo stare attento altrimenti rimango bloccato.
Insomma, lo STAC di cui vi dicevo precede questa mia mezza paralisi che mi lascia piegato in due come un uscio, a smadonnare contro il cielo e tutti i suoi angiolacci. Il ragazzo, con quel suo fare effeminato, si mostra subito preoccupato, mi dice di stare tranquillo che in Brasile lui faceva i massaggi e ne sa qualcosa. Incomincia a toccarmi laggiù sotto la vertebra e devo ammettere che ci sapeva fare. “Bisogna scaldare un po’ il punto…”sussurra, ed io continuo a smadonnare sottovoce. Un dolore che non vi sto a descrivere…
“Adesso fermo, ok?” E chi si move, penso io… Lui si mette dietro. Ovviamente siamo ancora tutti e due ignudi, mica ci si poteva rivestire nel frattempo. Mi prende da sotto le ascelle e con un colpo deciso mi risolleva dritto. In quel mentre sento le risate venire dalla porta della stireria. Maremma budella, vuoi vedere che quelli imbecilli hanno frainteso tutto, penso. E per tutta la notte non c’è stato verso di convincerli del contrario.
Ecco, questa è la storia. Se ci credete, amici come prima. Faccio finta che le cattiverie sul mio conto non siano mai esistite e si va avanti così. Ma se qualcuno dovesse continuare a pensare che al Gano gli piace prenderlo in culo, incominci a dormire con la luce accesa, perché quando arrivo, arrivo di sorpresa e non ce n’è per nessuno.
Intesi?

Gano, poeta ubriacone – Altri Lavori

Foto di Lauren Close: http://www.flickr.com/photos/laurenclose/

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2 risposte a “LA FACCENDA DELLA STIRERIA

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