di Miriam Carnimeo
(creazione ed elaborazione dell’immagine a cura di Dario de Giacomo)
L’amore è canto ubriaco: Tu
fai finta di passeggiare ma stai correndo con carezze per chiuderle la bocca.
Scena sfinita: Io
arranco verso il suo piccolo mondo dove vuoti di carne, arti spezzati non bruciano tra i crampi.
All’unisono ondeggiano.
Sangue
premio umano di una vita in terra straniera;
Cuore
battito rumoroso che chiede l’esilio.
E così si rimane da soli, a curare piccioni che tutti vorrebbero morti per le merde sui balconi.
Quello che conta resta fuori, a bussare con la voce sottile di chi non è abituato a sentirsi.
Il dolore di ieri macella i ricordi di oggi
sotto carezze di campi di papaveri,
il sole buono dei sogni dove non succede niente, dove la guerra è finita, dove l’amore prende la faccia del verde intorno, sfumato, intenso tra alberi che portano dritti al cielo.
La povertà esiste, la fame ha la bocca aperta per ricevere grossi bocconi di aria fresca ed allentare il corpo nel sonno degli angeli.
Perché anche i bambini sanno della loro esistenza, della grande stanchezza che traspare.
La giustizia si fa madre e consola,
occhi aperti che non vedono.
Non si trema più davanti agli uomini, salutando ogni più piccola sorpresa.
Ci vorrebbe un bacio per ogni dolore che ti lascia stare,
segnale d’amore che mette a riposo,
sotto un albero,
a leccarci le dita .
Ma io ancora rido del giorno,
piccolo e prezioso,
figlio di una vita
che non ho ancora capito.
Miriam Carnimeo – Altri Lavori
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