GAS INCONTRA SAN VALENTINO

di Gaspare Burgio

Gas tornò alla sua solita diroccata dimora dopo essere stato a comprare le immancabili sigarette, e nel salotto, al tavolo, trovò San Valentino. Lo riconobbe subito, in quanto era un incontro che si ripeteva su base annuale. E poi era l’unico San che conoscesse assomigliante al Mago Silvan.
-Bonjour, le Gaspard!- esclamò il San con falso accento francese.
-Rieccoci di nuovo. Un caffè?- chiese Gas, iniziando a togliersi il cappotto.
Servì un caffè al personaggio immaginario il quale, per ringraziamento e per far vedere quanto fosse ganzo, con un trucco di prestidigitazione cavò dal niente un cioccolatino.
-Lo conosco il trucco.- si lamentò Gas. Prese il cioccolatino e lo tirò via, centrando il minuscolo cestino che stava in cucina. Tre punti.
-Ancora non capisco perchè vieni qui. In fondo io non festeggio.
Vale tirò un sorso di caffè, tenendo alto il mignolo. -Proprio per questo. Vedi, la gente festeggia tutta, quindi mi fai un po’ pena. Vengo a vedere come sarebbe se non esistessi, mi serve a riprendere prospettiva sulla mia importanza.-
Gas bofonchiò. -La solita storia dell’esempio negativo.
-Sei l’unica persona che conosco che non ha mai festeggiato un vero San Valentino. Mi chiedo sempre perchè. Ogni anno ne parlo con Cupido, e la cosa risulta abbastanza preoccupante.
-Cupido?
-Ma si, quel tipo alato con le frecce. Ah, aspetta…
Vale prese il suo cellulare, fece una breve chiamata, e subito dopo si sentì suonare al campanello. Gas aprì e trovò alla porta il nero più fottutamente grosso che si fosse mai visto, con un paio di ridicole alette bianche sulla schiena. Indossava un completo molto elegante, se non fosse che era rosa shocking.
-Buongiorno. Sei Gas, vero? Posso entrare o devo sfondare il muro a testate?- chiese il Cupido con voce baritonale. Il putto entrò, accomodandosi disagevolmente su una sedia che era di tre taglie inferiore. Salutò San Valentino con una di quelle strette complicatissime che si usano fra le gang del Bronx.
-Ecco, lui è Cupido.
-Lo avevo intuito.
-Siediti e fai silenzio, sgorbietto.- brontolò il putto con aria minacciosa, e Gas non potè che ubbidire.
-Non capisco questa acredine.
Cupido si mise i Rayban e si accese un sigaro. Il suo accendino era uno Zippo rosa a forma di cuore.
-Ah, e me lo chiedi anche? Io ne ho combinate tante, sai? Dalle mie parti nessuno si permette di pestarmi i piedi, e sai perchè? Perchè sono il migliore nel mio lavoro. Colpisco silenziosamente, faccio quel che devo fare e me ne vado. Nessuno si è mai lamentato, nessuno è mai tornato a reclamare, e se qualcuno ci provasse…- Cupido macinò le nocche, facendo intendere che c’era ben poco da scherzare.
-Tuttavia tu sei il mio problema più grande. Ed io non amo avere problemi. Inizia a seccarmi questa faccenda, capisci? Io ho un nome da difendere, una REPUTAZIONE. Dalle mie parti la reputazione porta il rispetto, e il rispetto è tutto.
-Si, intuisco sia possibile, ma io che c’entro?- chiese Gas guardando alternativamente il Santo e Cupido.
-Io ci starei anche, ma a quanto pare…
-Io ne ho viste di cose. Cani amare gatti, donne bellissime con sgorbi anche peggiori di te, soldati di fazioni in guerra amarsi alla follia sotto i bombardamenti del napalm, innamorati che fino ad un minuto prima si sarebbero strangolati… Ce l’ho sempre fatta. SEMPRE.
Cupido fa una smorfia dura con la bocca, ma poi il labbro gli inizia a tremare, e scoppia a piangere. Valentino cerca di consolarlo con carezze sulla schiena gigantesca e tanti “su, su” premurosi.
-E invece… Io la tiro anche la freccia nel cuore di chi ti dovrebbe amare, ma ogni volta rimbalza via… Cosa c’è che non va? Cosa sto sbagliando? Mi sento così inutile, certe volte torno a casa e mi rimpinzo di gelato guardando Grey’s Anatomy, e piango… Piango così tanto. Sono sbagliato? Ho qualche difetto?
San Valentino cercò di consolarlo con parole gentili. Ci provò anche Gas.
-Mi dispiace…
Cupido tornò immediatamente in fase aggressiva.
-Un accidente, fratello! A te non frega proprio nulla! Non hai idea di come ci si senta a sapere di far bene il proprio lavoro e vedere sempre gi sforzi ripagati dal fallimento. Sei la cosa peggiore che mi sia mai successa!-
Vale rimise la situazione a posto con un po’ di diplomazia. Poi rifece il trucco del cioccolatino, rimettendo di buonumore il putto che se la rideva come un pischello sebbene, probabilmente, lo avesse visto milioni di volte. Gas alzò gli occhi al soffitto.
-Ok, vediamo di spiegare come stanno le cose. Insomma, Cupido trova la persona giusta…
-Puoi scommetterci! Non sbaglio mai!
-Tira la freccia nel cuore di Gas…
Cupido si alzò e dal nulla cavò fuori una minacciosa balestra (rosa), complicatissima e piena di mirini, livelle, puntatori e meccanismi, caricata con un dardo che poteva trapassare facilmente un elefante. Gas sudò freddo.
-Va bene, va bene, è un esempio, si fa per dire…
-Non sbaglio mai un colpo! MAI! Vuoi vedere che ci riesco anche ad occhi chiusi, eh, sgorbietto?
-Ti crediamo sulla parola,- intervenne San Valentino, -rimetti a posto quella catapulta. Poi che succede? Miri al cuore della persona relativa e…
Cupido si rimette a sedere sconsolato, facendo scricchiolare la sedia. -…e la freccia la colpisce anche, ma RIMBALZA via, come se fosse di gomma. Come fosse un gioco per bambini… Ogni maledetta volta è così.
Si aprì la camicia rosa, e mostrò sul petto una serie di cuoricini rosa tatuati su muscoli d’acciaio.
-Ogni volta mi sono fatto uno di questi segni, giurando che la volta successiva ci sarei riuscito. Guardatemi! Sembro la carta da parati della villa di Barbie!
San Valentino si grattò un pò il mento, riflettè qualche minuto, poi alzò l’indice al cielo. Chiamò di nuovo al cellulare e il campanello suonò quasi immediatamente. Alla porta stava una figura nera incappucciata alta più di Cupido ma molto esile. Gas non si preoccupò più di tanto, visto l’andazzo. Nemmeno si curò del fatto che sotto il manto nero e logoro sembrava esserci il nulla più completo. Salutò con un segno della V, mostrando dita ossute e lunghissime.
-Permesso…- fece con voce roca.
-Prego.
Si salutò con Cupido con quelle strette e quei gesti Hiphop complicatissimi. Poi parlò seriamente a Valentino.
-Gnaak ik kurshvaat
-Zekraat nag uhkwar- rispose il Patrono degli Innamorati.
-Cos’è? Una lingua antica riservata alle entità superiori?- chiese Gas meravigliato.
-No, è Klingon. Ci piace Star Trek. Comunque lui è Il Destino. Il TUO Destino, per l’esattezza.
La cosa nera e imperscutabile tirò fuori da una manica un biglietto da visita. In effetti c’era scritto “DESTINO DI GAS”. Dall’indirizzo risultava abitare tre porte più giù lungo la strada. Ecco perchè non ci andava o veniva mai nessuno, concluse Gas.
-Ho la gola un po’ arsa.- gracchiò il Destino.
-Spiacente.
-Si si.
-Uhm. Brutto affare.
-Infatti.
-Ah… eccoci qui.
-Cof cof… proprio arsa.
-Singolare.
-Puoi dirlo.
Silenzio.
-Il mio era un modo educato per chiedere se ci davi della birra.
-Oh, cielo, scusate, rimedio subito.- Gas portò sei lattine di birra. Non fece in tempo ad aprire la sua che il Destino ne aveva già scolate due.
-Dunque, che volete? Stavo scaricando le prime puntate del remake di Visitors…
(“Gli piace la fantascienza” sussurrò San Valentino).
In breve gli fu esposta tutta la faccenda. Il Destino avrebbe dovuto spiegare perchè le cose andavano a quel modo, visto che meglio di chiunque altro sapeva cosa e perchè capitasse allo sventurato Gas. Il Destino allargò le braccia.
-Ma è così semplice… Non c’era bisogno di chiamarmi. San Valentino, tira fuori uno dei tuoi cioccolatini.
-Eh no, che diamine, basta…
-Zitto, Gas, e fai quel che ti dico.
San Valentino fu ben felice di riproporre il trucco, aggiungendoci anche dei gesti melliflui e complicati giusto per darsi un tono. Cupido ridacchiò come uno scemo.
-Bene, Gas, la risposta che cerchi è in quel cioccolatino. Tuttavia…
-…tuttavia…?
-Dovrai prima superare tre prove: il cancello di fuoco del Pianeta Inferno, risolvere gli enigmi di Stocassius 5 e sconfiggere la Bestia Bugblatta di Omicron Persei Nove…
Valentino gli diede un sonoro scappellotto.
-Scusa, stavo scherzando. Volevo vedere che faccia facevi. No no, devi solo leggere quel che c’è scritto nell’incarto del cioccolatino.
Gas guardò il bonbon posato sulla tavola, in mezzo alle lattine vuote. Senza esitare lo prese, lo scartò e lesse, mentre Cupido gli tirava la maglietta in preda all’ansia, e Il Destino arraffò il cioccolato e se lo tirò in bocca (ovunque fosse la bocca).
-Fuori di qua.
-?
Gas esplose, aprì la porta e scaraventò fuori San Valentino. Non fu necessario farlo con Cupido, che scappò gridando come una bambina isterica. Al Destino andò peggio che agli altri. In fondo le lezioni di TaeKwonDo erano servite a qualcosa.
Furente, e finalmente solo col mondo reale, Gas si sedette in poltrona, accese la televisione e trovò i nuovi episodi dei Griffin.
-Odio San Valentino…- disse tra sè e sè.
Accartocciò l’incarto e se lo tirò alle spalle, centrando il minuscolo cestino che stava in cucina. Tre punti.
Sopra c’era scritto: NON LO SO.

Gaspare Burgio – Altri Lavori

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