L’ho incontrata una sera, appena prima che si accendessero i fanali stradali, e subito mi è sembrata bellissima, elegante nella sua pelliccia, con lo sguardo dolce, acquoso, timido ma ammiccante.
Era in compagnia della mamma e del padre il che non deponeva a favore di un mio approccio e questo mi diede modo di considerare la scena con un distacco relativo, ma importante.
Pioveva a fragili gocce, e non bagnava ma inumidiva come nebbia, ed è stato proprio per questo che ho avuto la ventura, la fortuna di guardarla con calma e di subito amarla, ma non come si ama una cosa pensando al sesso, amarla proprio come se la conoscessi da sempre, come se insieme avessimo avuto l’opportunità di vivere una vita e mi trovassi ora a considerare il tempo trascorso insieme come causa e amore l’effetto della stessa.
Il fatto che pioveva sia pure come detto, costringeva la famigliola a passeggiare accostata al muro, sotto i cornicioni, ed a scansare gli ostacoli virando verso la strada per aggirarli, stando sempre attenti a non inumidirsi, ed io che mi ero soffermato a guardare il traffico che in strada subiva la fretta di tutti, tanto da essere caotico, guizzante, veloce e straziante per rumore e fumo e spruzzi di melma formata dalla pioggerella, mi vidi sorpassato dalle tre figure, e come per un riflesso condizionato che è di tutti i maschi, mi voltai a sbirciare il retro del personale dei tre.
Il movimento ed il portamento di uno di questi, subito allertò i miei sensi, e deciso a vedere anche la parte anteriore della figurina snella ma procace, vedere il suo volto, mi mossi svelto tra la folla, dribblando i passanti come Baggio dribblava gli avversari, e presto mi trovai abbastanza avanti a loro da fermarmi e, con finta noncuranza, avviare la mia ispezione anatomica.
Portamento di classe, elegante ma non spocchioso, occhi languidi e verdi che appena mi scorsero, di questo sono proprio sicuro, si mossero a guardarmi da sotto in su, con quella angolazione che rende sexy lo sguardo delle femmine, ed io lo interpretai subito come un atto di civetteria, ma che mi rese lo stesso euforico e portato a pensare che quello era proprio il tipo per me, e poi le sue gambe; che meraviglioso modo di camminare, leggera, agile, tanto da far pensare che non posasse nemmeno in terra i suoi piedini morbidi, fasciati in corti calzini neri, e che si muovevano con una grazia innata, artistica, per non parlare poi del suo collo, bianco e liscio, con una scollatura nera che risaltava sulla sua pelliccia color dello zucchero di canna, il nasino sbarazzino umido per il tempo, la bocca atteggiata ad un sorriso che malinconico mi diceva che sì, ma adesso con i due genitori intorno!!!
Già, i genitori, il padre musone, di stazza inusitata, poderoso, con dei baffoni bianchi che si muovevano insieme alla bocca, in quel momento duramente chiusa in atteggiamento non certo rassicurante, con occhi scurissimi che mi incrociarono e mi misero in croce, subito, senza appello, e questo lo dedussi dalla smorfia che fece con la bocca, accompagnata dai baffi, quando appunto incrociò i miei occhi che vagavano in estasi amorosa dal naso alla bocca alle gambe ai fianchi, su tutta la figura di sua figlia insomma, e sdegnosamente rivolse lo sguardo verso la moglie, come per chiedere cosa volesse questo losco tipaccio.
La moglie, simile alla figlia, ma con quel tocco di armoniosa luminosità che le femmine acquistano con l’età e con l’esperienza, anche lei molto appariscente, ma più pesante nei movimenti, questi più misurati e non spontanei come nella mia amata, poi stessi occhi giusta bocca per forma ed espressione, bello il collo e la pelliccia dello stesso colore della signorina; anche se un poco invecchiata, nel complesso trovavo che era ancora una bellezza, matura ma bella.
Ecco vede, pensai fra me, mi sono innamorato di sua figlia, ora in questo momento, è più forte di me, il classico colpo di fulmine, ma le mie intenzioni sono serissime, non sono un ciarlatano, non farò mancare niente alla sua figliola, ma non mi dica di no, la voglio come compagna della mia vita.
Ed ancora pensavo al modo, al momento di dire queste cose, e soprattutto pensavo che a poterle dire forse mi sarei spiegato elegantemente, avrei fatto capire sicuramente che era l’amore che parlava ed all’amore non si può dire di no, mai, e poi perché si sa, le parole sono il veicolo che ben guidato può portare in ogni luogo, e per me sarebbe stato molto più facile spiegarmi se avessi potuto parlare al musone del padre ed alla armoniosa luminosità della madre, ma come fare a parlare loro non lo sapevo.
Iniziava adesso a piovere veramente, ed io pensavo tutto questo mentre gocce enormi mi bagnavano, e tristemente con la testa bassa mi avviai verso il mio rifugio; come fare a far capire tutte queste cose senza l’ausilio della parola, senza discorrere, senza esporre, come far capire a chi mi guardava con una smorfia che mi aveva messo in croce tutto questo senza parlare?
Direte voi, non ti crucciare, non rinunciare, non essere timido, parlaci affrontalo e parlaci, forza!!
Sì, facile per voi, ma come faccio a parlare io che sono un gatto, con un altro gatto???
ASSOLO DI VIOLA
alias Alessandro Bongianni – Altri Lavori
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