Il nipote si leccava il dito anulare, sporco di gelato alla vaniglia. Con la lingua arrivava fino al naso: aveva gelato dappertutto. Piegava il cornetto per leccarsi il polso, e per fare questo si macchiava altrove.
Dio come eri bella.
Mi sarebbe piaciuto essere bello abbastanza per piacerti. Invece non lo ero.
Magari altri non ti ci vedevano, ma per me eri meravigliosa. Lo eri davvero.
– Nonno, a cosa pensi?-, blaterò il nipote, con la bocca impastata. La lingua gli usciva dai due denti davanti che mancavano. La mamma soffiò e toccò lui una spalla, a fare intendere che non doveva disturbare il nonno. Poi tornò a spolverare il divano.
Il nonno alzò faticosamente un dito. Mangiato, storto e tremante.
Indicava la grossa finestra a vetri, e la Mamma spinse la carrozzella là davanti, scostando le tende color crema. Sbuffò, ma gli rimboccò la coperta di lana sulle gambe.
Tanto è cieco. Che diavolo ci farà davanti alla finestra?
Sento l’aria. L’aria è fresca. Ho la pelle come un coccodrillo, dura e piena di pieghe. Non muovo più le gambe, ma l’aria la sento. Sono davanti alla finestra. Fuori forse c’è un giardino. Forse ci sono panchine. Forse ci sono alberi.
Dio, come eri bella.
Hai sorriso, la prima volta che ti vidi, e mi sembrava di aver trovato un tesoro che neppure pensavo esistesse. Una meraviglia, ecco cosa.
Non ho mai visto più nulla del genere.
– Mamma, dai, posso giocare col Nonno?-, si lamentò il nipote.
– Lascialo riposare un po’. Ci giocherai dopo. Prima fai i compiti. E LAVATI, sembri un porcello.
Il bambino fece un urletto, diede un bacio sulla guancia a Nonno e corse in cameretta. La mamma sorrise, scuotendo la testa. Era un discolo, ma era così buono…
Con il panno pulì la guancia sporca di gelato del Nonno.
Io non ero molto felice della mia vita. Non ero per nulla felice. Oh, di cose e persone ne avevo viste e conosciute tantissime. Avevo fatto mille mestieri, mi ero fatto male, e avevo visto il sole di notte e la luna sul mare del nord. Ma non ero felice.
Poi tu arrivasti. Ti camminai accanto. E sentii qualcosa che di primo acchito non riuscivo a decifrare. Perchè non sapevo che fosse. Com’ero stupido. Era la felicità. Sentirsi a casa.
Poi tu mi racc
La mamma staccò la spina al Nonno.
La macchina reclinò la testa, e restò immobile. Era già carico abbastanza. Consumava molta corrente, e poi la spina le serviva per il cellulare.
Gaspare Burgio – Altri Lavori
Foto di: http://www.flickr.com/photos/suziedwards/
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