AGENZIA

di Gaspare Burgio

La porta si aprì emettendo un “cling” dalla campanella sulla sommità, ed un “cling” quando la richiusi alle mie spalle. Per il resto tutto era esattamente come mi ero immaginato: tante cose esotiche raccolte da ogni luogo della Terra, e un sacco di immagini di mare, di montagne innevate, di grandi città affascinanti.
Un uomo altissimo, abbronzato, pieno di tatuaggi ed anelli, trafficava con pesanti scatoloni, e quando mi vide fece un sorriso mostrando denti dorati. Invitò con un gesto cordiale della mano, avendomi subito inquadrato come un cliente indeciso, quale in effetti ero.
Mi sedetti sulla sedia di paglia e quello, abbandonata la pila di scatole, tirò il fiato e si occupò di me.
– Dove vuole andare? – fu la sua prima domanda. Aveva un accento esotico e una voce profondissima. Odorava di resina e salmastro, ma sul momento ero nervoso e non ci badai troppo. Tuttavia era una gran bella domanda.
– Non so… avete offerte?
– Ne abbiamo moltissime. Fin troppe in effetti. Sarebbe meglio per me avere un’indicazione specifica.
Mugugnai. – Non sono molto esperto di viaggi. Anzi, non ho proprio mai viaggiato. Credo mi interessi qualunque cosa lei ritenga stimolante.
L’uomo si accomodò meglio sulla sedia.
– Dunque lei vuole partire, ma non sa bene dove andare. Questo è curioso. Non dico sbagliato, niente affatto, ma lei non ha una meta e questo significa che non vuole arrivare, ma andare via. Vediamo allora da cosa sta scappando.
Dopo un certo silenzio aprì le mani per spingermi a parlare. Non avevo però capito bene cosa volesse dire, né mi ero aspettato quel discorso.
– Ah, accidenti. È chiaro che lei vuole andare via. Potrei mostrarle infiniti cataloghi di destinazioni fra le più esotiche, vacanze avventura, relax in crociera, agriturismi e perfino il giro del mondo in mongolfiera. Ma, – e puntò gli indici al soffitto, – rischierei di spedirla in un luogo esattamente simile al punto di partenza, se non come aspetto almeno come emozione, e questo non avrebbe senso né per me né per lei. Mi dica allora da dove parte, e perché dove si trova non le piace abbastanza.
Ci pensai sopra, perché era un modo particolare di inquadrare tutta la faccenda, eppure colpiva nel segno. Avevo un buon lavoro, un appartamento ampio e comodo in Centro, una macchina invidiabile e sapevo vestirmi con classe. Non avrei avuto nessuna ragione per cercare di star bene da altre parti. Tuttavia un giorno un pensiero piovve dalla cima della testa e inquinò il mare della tranquillità come una goccia di inchiostro. Non ero per nulla felice. Si, tutto funzionava alla grande, ma c’era questa sensazione nuova, come essere imprigionati nella perfezione geometrica della città. Non mi sentivo vivente. Nessun imprevisto, nessuna difficoltà, nessuna cosa nuova di cui avere emozione, fosse meraviglia, o sorpresa, o anche paura. L’idea poco a poco si allargò, e divenne cosciente: avevo sete del mondo, e volevo scoprire se vi era un luogo, anche uno soltanto, che mi dicesse qualcosa di speciale. Avrei preso navi, aerei, sottomarini e tricicli per giungervi, ma in effetti non avevo idea di cosa andare a cercare.
– Capisco. Capisco molto bene. – disse meditabondo l’uomo scuro, sebbene, per quel che ricordo, non dissi proprio niente.
– Lei è un cliente speciale, di quelli che un agente come me aspetta con fiducia. – Fece un grosso “Mmmm” e poi aggiunse: – In un viaggio non è tanto importante quanto lontano si va, quanto lontano sia insomma il posto che vogliamo raggiungere, ma quanto lontano riusciamo ad andare da noi stessi. Solo in questo modo il viaggio ha un vero senso. Può benissimo essere andare dal fornaio sotto casa, o raggiungere un ghiacciaio in Groenlandia. Può comporsi di miliardi di passi quanto di uno solo. Solo attraversando un confine interiore si raggiunge il luogo del mondo che ci compete.
Valutai con attenzione quello che l’Agente stava dicendomi, sebbene la grandezza di quei concetti mi pareva sul momento esagerata, e ancora non avevamo stabilito nulla di pratico. Mi guardò per qualche momento con occhi indagatori, poi fece un gesto globale, come a dire “bene, ho deciso”.
Armeggiò con uno degli scatoloni e ne cavò un faldone rosso senza tanti fronzoli, chiuso da un filo di corda.
– Ah, beninteso, – specificò prima di sciogliere il nodo sul faldone, – si tratta di un pacchetto esclusivo, riservato a lei.
– Quanto mi costerà? – ebbi cura di chiedere, che non si sa mai.
– Assolutamente nulla. – sorrise sornione quello.
Inutile dire che la cosa mi parve molto strana.
Meno comunque del fatto che scomparve.
Puf.
Spento, sparito. Prima c’era, e poi non c’era più. Non ebbi modo di sbalordirmi il tempo necessario, guardai semplicemente sotto la scrivania, prima che un doppio “cling” catturasse la mia attenzione.
– Buongiorno. – disse la donna che entrò in Agenzia, la borsa in grembo. – Può aiutarmi?
– Penso… penso di sì. – esitai.
Fu in quel momento che ebbi una strana, calda idea. Mi sedetti dove prima stava l’Agente di Viaggio, l’uomo scuro ed esotico che era scomparso lasciandomi il posto. La sedia sembrava proprio della mia misura.
– Si accomodi pure. – la invitai. – Insieme… si, insieme troveremo un bel luogo del mondo fatto per lei.
Sorrisi. E non sorridevo così da molto, troppo tempo.

Gaspare Burgio – Altri Lavori

Immagine di http://www.flickr.com/photos/hugovk/

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