I giochi di composizione mi hanno sempre divertito e in passato mi hanno dato l’opportunità di scrivere cose davvero carine. Su questo sito ne ho proposti alcuni, ma mi piacerebbe che questa iniziativa diventasse una pratica regolare del progetto Rivoluzione Creativa, perciò vorrei riuscire a proporre ogni settimana un piccolo esercizio in modo da coinvolgere e stimolare gli autori e i lettori di questo blog. Naturalmente siete invitati a proporre i risultati dei vostri esercizi su queste pagine (commentando a questo post oppure inviando il materiale per email) e a suggerire nuovi giochi di composizione.
Questo primo giochino l’ho chiamato “Il Ladro di Incipit” e consiste nel prendere dalla propria libreria un libro particolarmente caro e aprirlo ad una pagina a caso. Estraete da questa pagina una frase sulla quale pensate di poterci costruire una storia. A questo punto, dopo averla trascritta, continuate il paragrafo fino a dove riterrete necessario, dopo di che riprendete in mano il libro e apritelo di nuovo a caso. Nella pagina che aprirete dovrete trovare una frase che possa continuare la vostra storia. E via così, paragrafo dopo paragrafo, fino al termine del vostro racconto.
Per fare un esempio, ho composto una mezza pagina estraendo le prime frasi di ogni paragrafo da uno dei miei libri preferiti, It di Stephen King. Ecco qui il risultato del mio esercizio (in corsivo sono evidenziate le frasi prese dal libro).
LA TERRA TREMA
Scartò a sinistra e rivide la ciminiera caduta. La sua mente non riusciva ancora a dare un senso a quello che stava succedendo. “La fine del mondo”, ecco come l’avrebbe descritta in un secondo tempo agli amici del bar, tra una moretti ghiacciata e una marlboro light. Ma no, era solo il terremoto, la vibrazione della terra, lo sconquasso della crosta del pianeta che ricordava agli umani la loro impotenza davanti alle incredibili forze della natura.
C’erano cocci e frammenti sparsi dappertutto, una miriade di bagliori maligni. “Chi stava sollevandosi dalla terra?”, si chiese, mentre cercava di riprendere l’equilibrio e conquistare l’uscita del capannone. Vi era qualcosa di ipnotizzante nella vibrazione, e dovette quasi combattere contro l’insano impulso di fermarsi ed attendere la fine. Ma l’idea di morire per 800 luridi euro al mese in una fabbrica di rotoli di carta da cucina era talmente demoralizzante, da indurlo a continuare nella sua corsa claudicante.
Il suo interrogativo rimase sospeso nell’aria. Forse c’era davvero una creatura ancestrale imprigionata nelle viscere della terra, e le scosse che sentiva arrivare da sotto erano le conseguenze del suo sonno agitato. Presto si sarebbe svegliato e per gli uomini sarebbe stata la fine…
L’intensità non era più la stessa e l’energia faticava a emergere e vacillava, come una fiamma di candela in uno spiffero d’aria. Ma l’effetto domino era ormai incominciato. Il mostro era tornato a dormire, ma le colonne della fabbrica si erano inclinate pericolosamente e presto tutto sarebbe venuto giù. Una questione di secondi, istanti che percepì dilatarsi come un elastico nelle mani di un bimbo. Fu in quel momento che guardò in faccia la morte.
La sua vicinanza era travolgente quasi da starne male. Tutta la vita gli passò davanti, illudendo il senso del tempo, proprio come dicevano i film. L’infanzia, la scuola, la separazione dei genitori, i giorni del liceo, Maria, il matrimonio, le bimbe, tutto in uno scampolo di secondo… poi finalmente la luce del parcheggio, mentre il tetto crollava con un fracasso assordante dietro di lui.
Un graffio sulla guancia. Solo un piccolo, insignificante graffio sulla guancia… ma tanta, tantissima paura.
GM Willo
un esercizio interessante, ci proveremo.
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