LA SCELTA

Dedicata a tutte le scelte che si credano importanti

Portavo a passeggio Yashin, il bastardino fulvo della mia vicina, in una giornata come le altre, vestita dell’opaco colore di mezza estate. A dispetto di una routine quanto mai comune, mi attendeva quel giorno un’avventura ricca di sorprese e significati, qualcosa di apparentemente irrilevante. Seguendo il mio giro abitudinario, imboccai una strada laterale che, dopo un centinaio di metri, immetteva nella piazza della chiesa, una costruzione gotica tipica del Nord Europa, con alte guglie che svettavano al di sopra delle chiome degli alberi che la circondavano. Ed erano proprio quegli alberi la principale attrattiva di Yashin, sempre in cerca di nuovi luoghi per lasciare i suoi messaggini.
Ma quel giorno, il furbo cagnolino della mia vicina, non avrebbe potuto soddisfare i suoi bisogni nel suo luogo preferito. All’entrata della piazza infatti si trovavano delle transenne che ostruivano il passaggio, e un cartello rosso indicava il divieto di introdurre animali all’interno della zona delimitata. Una guardia se ne stava appoggiata allo sbarramento, una figura che riconobbi subito: l’agente Teleio dell’Ordine Pubblico. In mezzo alla piazza intravidi una folla di curiosi che si chiudevano in cerchio, per osservare qualcosa che all’apparenza sembrava molto interessante. Così mi avvicinai alle transenne, e mi rivolsi in tono amichevole alla guardia: «Buongiorno agente! Che succede oggi di così insolito in piazza?»
Il buon vecchio Teleio si arrotolava una sigaretta mentre mi rispondeva. «L’indecisione ha colto Sua Maestà. Non sa più che scelta fare!» mi guardò di sbieco mentre si accendeva la cicca. «É un bel problema no?» e sorrise.
«Vuoi dire che Sua Maestà La Blatta si trova nella piazza? Ma non sarà pericoloso?» domandai io incuriosito.
«E noi cosa ci stiamo a fare?» rispose Teleio indicando anche le altre guardie che si aggiravano attorno alla chiesa. Mi piacque la sua idea, ed accesi a mia volta una sigaretta. Yashin intanto fiutava con un certo nervosismo fin dove il lungo guinzaglio a molla gli permetteva di arrivare, e a volte pareva soffermarsi col naso sotto vento, nella direzione in cui la gente era radunata.
«Dimmi un po’ di cosa si tratta!» dissi poi.
«Beh, stamattina Sua Maestà voleva farsi una bella passeggiata in città, così abbiamo organizzato una scorta e l’abbiamo accompagnata nei suoi bizzarri giri che come sempre non avevano senso. Dopo aver attraversato tutto il centro, siamo giunti qui ed allora la nostra cara sovrana, mentre si arrampicava su quella panchina laggiù…» e cercò di indicarmela con la mano «…ora non si vede perché tutta quella gente la nasconde, ma hai presente, no? Comunque, come ti stavo dicendo, mentre si arrampicava scorse, disteso sulla panchina, un delizioso savoiardo (e tu sai quanto sia golosa Sua Maestà di quei biscotti!). Beh, davanti a quella prelibatezza la nostra regina non ha potuto resistere e, dimenticandosi del pranzo che l’attendeva, ha fatto fermare la scorta ed ha ordinato di proteggere il luogo dagli eventuali pericoli. Poi si è messa a pensare.»
«A pensare cosa?» domandai io, tirando il guinzaglio che tratteneva il sempre più nervoso Yashin. L’agente Teleio tirò una profonda boccata di fumo e risputandolo rispose: «A pensare a come papparsi il bocconcino. Sono due le possibilità; insieme ad una tazza di caffellatte oppure ad una di cioccolata. Una scelta impegnativa che la sta facendo pensare già da due ore, ma come vedi ancora non ha deciso. Solo il Caso sa come andrà a finire!»
«Allora vuol dire che dovrò inventarmi un nuovo giro per il piccolo Yashin.» ma nell’istante in cui dicevo queste parole, sentii il guinzaglio ricadere senza trazione, e un attimo dopo mi accorsi che Yashin era fuggito! Nessuno si era accorto di nulla, né io, né l’agente Teleio e neanche le altre guardie e la folla in mezzo alla piazza. Yashin se ne andava libero verso quel gruppo di persone che curiosava, e curioso pure lui si fece largo tra le gambe della gente fino a raggiungere la panchina dove si trovava la regina, sempre indecisa davanti al savoiardo. E tra le urla dei presenti si pappò in un sol boccone La Blatta ed il biscotto! Un attimo dopo le guardie intervennero, e prendendo per la coda il bastardino, cercarono di fargli risputare Sua Maestà, ma il cagnolino tenne duro e non se la lasciò sfuggire. Allora il regno sembrò inclinarsi, ma fu solo una sensazione, poi tutti tornarono verso le loro case, alle loro importanti faccende. Due giorni dopo Yashin venne fucilato, ma il povero bastardino ebbe la soddisfazione di digerire il regale boccone. La signora Baggerman, mia vicina e proprietaria del cagnolino, venne arrestata e condannata a pagare una multa alquanto salata. Fortunatamente il mio amico Teleio non rivelò la mia negligenza alle autorità, ed io potetti andarmene via dal paese senza nessuna conseguenza.
Adesso mi trovo da un’altra parte, ma le cose non sono poi molto cambiate. A volte porto a passeggio il cane della mia nuova vicina, un terranova dei più giocherelloni, e spesso una scorta armata accompagna per le strade della città il sovrano di questo mio nuovo paese; sua santità La Locusta.

GM Willo

Tratta dal libro: Favole dal paese senza eroi

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